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Attualità lunedì 20 aprile 2015 ore 19:20

Lapidi e polemiche, l'ex sindaco dice la sua

Angelo Frosini, a capo del Comune dal 1999 al 2009, interviene sulla vicenda che da giorni divide le forze politiche (e non solo) della città



SAN MINIATO — Tutte le Amministrazioni Comunali, fino al 2009, hanno tenuto vivo il ricordo dell’eccidio del Duomo per capirne fino in fondo la dimensione ed il significato. Riaffermando sempre, attraverso i valori della Resistenza, che c’era chi stava dalla parte giusta: i partigiani e chi si batteva per la libertà e la democrazia, e chi stava dalla parte sbagliata: i fascisti e i repubblichini di Salò che volevano salvare il regime di Mussolini.

Un lungo lavoro iniziato con la commissione Giannattasio. Proseguito con la collocazione sulla facciata del palazzo comunale, nel 1954, della prima lapide, scritta da Luigi Russo, che attribuiva completamente la responsabilità ai tedeschi. Portato avanti attraverso studi, ricerche, celebrazioni. Ripreso nel 2001 da nuova commissione di studio, presieduta dal professor Paggi, istituita dall’Amministrazione da me guidata.

La nuova ricerca aveva accertato che dell’atto finale dell’eccidio furono responsabili le forze alleate e Oscar Luigi Scalfaro scrisse il testo della seconda lapide.

Il 22 luglio 2008 la collocammo sulla facciata del Palazzo Comunale, dopo i necessari atti amministrativi fra cui il parere favorevole della Sovrintendenza, obbligatorio ai sensi del Codice per i Beni culturali.

La destra e gli ambienti più conservatori sanminiatesi chiedevano la rimozione della prima lapide. Dicemmo no. Perché la strage del Duomo ha come protagonisti entrambi gli eserciti in campo, ma alle forze nazifasciste vanno comunque attribuite le maggiori responsabilità di quanto accaduto a San Miniato nel luglio ‘44.

Le due lapidi costituiscono, assieme, la testimonianza di una memoria divisa che il doloroso episodio della strage del Duomo ha generato.

Come è possibile allora che, dall’oggi al domani, il Sindaco abbia deciso di togliere entrambe le lapidi per “gettarle” temporaneamente in un ripostiglio?

Per decidere di collocare la seconda lapide a fianco della prima ci fu, invece, un lungo confronto. Non solo istituzionale. Coinvolgemmo il Partito, la nostra gente, i cittadini. Trovammo un’ampia condivisione. In particolare il gruppo consiliare PD, di cui faceva parte l’allora presidente del Consiglio comunale Vittorio Gabbanini, si dichiarò unanimemente d’accordo.

La scelta di oggi è dunque spregiudicata e incoerente.

Si è fatta rifiutando qualsiasi confronto politico e istituzionale. Non si è tenuto conto né del percorso storico, né dei sentimenti di coloro che avevano vissuto quel dramma.

Perché allora si è deciso di togliere dalla facciata del Comune i simboli più significativi di quella tragedia? Per soddisfare le richieste di chi? In cambio di che cosa? Qual è il vero obiettivo?

In tanti hanno già posto queste domande al Sindaco. Finora non hanno avuto alcuna risposta.

Credo davvero che la vicenda non possa chiudersi così: la scelta compiuta l’8 aprile 2015 va rimessa in discussione!

Angelo Frosini


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