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Attualità martedì 02 ottobre 2018 ore 15:50

​Pietro Igneo e la prova del fuoco

Nel 1068 il monaco vallombrosano passò attraverso le fiamme e i carboni ardenti. L'episodio sarà oggetto di un incontro nel refettorio del monastero



FUCECCHIO — Il 13 febbraio del 1068, davanti all’abbazia di Settimo (oggi comune di Scandicci), il monaco vallombrosano Pietro superò la prova del fuoco passando attraverso le fiamme e i carboni ardenti. 

Con questo gesto i Vallombrosani intendevano dimostrare la colpevolezza del vescovo di Firenze, Pietro Mezzabarba, accusato di simonia, ossia di aver comprato la carica vescovile pagando una cospicua somma di denaro. Poco dopo il monaco Pietro divenne abate del monastero di San Salvatore di Fucecchio e fu da allora noto con il soprannome di Igneo per essere passato indenne attraverso le fiamme. 

Sabato 6 ottobre, dalle 9,30 in poi, l’episodio sarà oggetto di un incontro nel refettorio del monastero di San Salvatore a Fucecchio. 

Ne parleranno, dopo i saluti del Sindaco Alessio Spinelli, del Presidente del Consiglio regionale della Toscana Eugenio Giani e dell’arciprete della Collegiata di Fucecchio, mons. Andrea Pio Cristiani, il vescovo di San Miniato, mons. Andrea Migliavacca, che introdurrà i temi in discussione, il prof. Francesco Salvestrini dell’Università di Firenze che parlerà della prova sostenuta da Pietro Igneo e del movimento per la riforma della Chiesa, Alberto Malvolti (Fondazione Montanelli Bassi), che si soffermerà sull’Igneo abate a Fucecchio e sui suoi rapporti con i conti Cadolingi, infine Padre Giuseppe Casetta, abate generale dei Vallombrosani che trarrà le conclusioni dell’incontro. Nell’occasione sarà presentata la mostra degli acquerelli sui monasteri vallombrosani in Toscana realizzati dall’architetto Massimo Tosi. Un’occasione unica per comprendere un periodo complesso ma di grande interesse come l’undicesimo secolo, che vide la nascita di molti centri della nostra zona, e un’occasione rara per visitare alcuni ambienti dell’abbazia di San Salvatore, di solito inaccessibili perché riservati alla clausura.


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