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Interviste venerdì 01 agosto 2014 ore 10:00

Beppe Dati e la vita di Gesù in chiave moderna

Il Maestro con il Coro

Il compositore italiano ha presentato una grande opera musicale di 45 brani dedicata al figlio di Dio. Il maestro ci racconta come nasce



SAN MINIATO — Il grande maestro e compositore toscano Beppe Dati si è cimentato in un’opera nuova Il mio Gesù una composizione pop-rock che mette in scena un Cristo uomo tra gli uomini. Spettacolo teatrale rappresentato per la prima volta lo scorso 7 luglio, nel Duomo di San Miniato, nell’ambito delle rappresentazioni del Dramma Popolare.

L’autore, inizialmente timoroso di affrontare un progetto di tale portata, il cui tema si poneva in contrasto con le proprie convinzioni religiose (si definisce senza esitazioni non credente) e che, per altro verso, sarebbe potuto divenire una copia dello spettacolare Jesus Christ Superstar, si è poi deciso ad affrontare questa“sfida” attingendo dai ricordi dell’infanzia, dai canti, dalle preghiere che era solito ascoltare tra le donne della sua famiglia. Inizia così un percorso di ricostruzione e documentazione storico-geografica sulla vita di Gesù, traendo spunti da alcuni importanti testi della letteratura moderna e non solo, quali il “Maestro e Margherita” di Bulgakov, “La storia di Cristo” di Papini e i quattro Vangeli.

Come nasce “Il mio Gesù” ?

“L’opera scaturisce da una provocazione di Giuliano Maffei, mio amico da sempre e presidente della Fondazione Stella Maris, il quale, dopo aver ascoltato un brano di mia composizione, una sorta di dialogo tra Gesù e Pilato, mi ha proposto di scrivere un’intera opera su Cristo. La prima stesura era già stata completata all’inizio del 2014, ma non comprendeva la scena della Resurrezione di Cristo. Giuliano allora mi invitò a concludere il musical e tentò di superare le mie reticenze ricordandomi che la dedica contenuta nel saggio di Papini, mio preciso riferimento nella stesura dell’opera, portava la data del 19 marzo 2013, giorno in cui ricorrevano sia il mio onomastico che la Santa Pasqua”.

Il brano di apertura è dedicato alla Vergine Maria, perché?

“La donna è la figura in cui si identifica la massima elevazione umana alla sfera spirituale. Rappresenta una speranza, una guida verso il cambiamento. Il brano “Maria” altro non è che la piena esaltazione della figura femminile e all’interno di esso si palesa il pensiero della Vergine, rappresentata come una donna normale, affatto divinizzata, che vive la propria maternità come un’esperienza terrena. Ho voluto dare voce all’angoscia, al pessimismo dell’uomo, alla perenne ricerca dell’effimero, in un continuo rimbalzare tra la società di allora e di oggi.”

Qual è o quali sono i momenti più importanti della vita di Gesù a cui lei ha dato maggiore risalto all’interno dell’opera?

“Uno dei momenti più toccanti della vita immensa di Gesù è il periodo dei quaranta giorni nel deserto, in cui Cristo diventa uomo pieno di paure, tentato, allucinato dalle terribili condizioni di vita. Dio gli appare con occhi di donna, gli occhi di sua Madre e mi sono ispirato nella rappresentazione al noto proverbio ebraico “Dio non può essere dappertutto, per questo ha inventato le madri”. Ho voluto dipingereun Dio buono con cui si dialoga come lo si fa con un genitore”.

Il quarto atto, intitolato “I giorni della fiducia” è dedicato a Pilato, una figura legata al potere e al denaro ma allo stesso tempo attratta dalla vita di Gesù. Che cosa rappresenta per lei questo personaggio?

“Pilato si avvicina molto alla mia esperienza di vita, anche se in tutti i brani ho cercato di mettere tutto me stesso. Alcuni personaggi, come Pilato, rappresentano le mie contraddizioni interiori. Infatti, talvolta mi sono schierato dalla parte del popolo scettico e materialistico, talaltra dalla parte di Gesù. Nella mia vita sono sempre stato affascinato dal concetto per cui tutto sarà giusto e non si deve aver paura. Giustizia, sì, ma poi?”.

Nella scena dell’ultima cena viene dato più spazio al punto di vista di Giuda, perché questa scelta?

“Perché il suo punto di vista risulta più innovativo come espediente scenico, inoltre si avvicina maggiormente alla mia sensibilità. Da non credente, difatti, mi sarebbe stato difficile parlare della consacrazione del pane e del vino”.

Come si conclude l’opera?

“L’opera termina con la “ninna nanna” della Vergine cantata al figlio ormai defunto e con il coro delle donne “Oh figlio, Oh figlio, Oh figlio”, ispirato alla poesia di Iacopone da Todi “Donna de Paradiso”, (“figlio, figlio o amoroso giglio”). In ogni verso c’è un Gesù che risorge tra i reietti della società, un Gesù che è vivo nei barboni, nei giovani disperati e nell’amore incondizionato, che, forse solo un’entità divina sa donare”.

Visto il grande successo riscosso a San Miniato, adesso porterà lo spettacolo in altri teatri? quali saranno le prossime tappe?

"In programma per adesso abbiamo una serata al Teatro Obihall, nel novembre prossimo. Una serata organizzata dal Lions Club Firenze Michelangelo, il cui ricavato andrà al Progetto Villa Lorenzo onlus e all’Unitalsi Toscana. Dopo chi lo sa magari Broadway". 

Vanessa Valiani 


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